I 47 Ronin

L’episodio storico noto in occidente come la saga dei 47 ronin è tra quelli che hanno maggiormente influenzato il costume giapponese ma anche l’opinione pubblica occidentale.
Venne conosciuto in Europa già nel 1822 attraverso Illustration du Japon, opera dell’olandese Isaac Tsitsingh che soggiornò a Deshima per alcuni anni come rappresentante della Compagnia Olandese delle Indie Orientali ed al suo ritorno in Europa tradusse e pubblicò in Francia diverse opere giapponesi. Venne ripresa da Mitford circa 50 anni dopo nel suo Tales of ancient Japan.

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Il tempio di Sengakuji, dove si trovano le tombe dei 47 ronin

Si tratta della sanguinosa e caparbia vendetta eseguita dai seguaci del daimyo di Ako contro il funzionario shogunale che aveva causato la rovina e la morte del loro signore e del loro feudo.
Inizieremo col descrivere succintamente i fatti all’origine della drammatica vicenda, che ha come protagonisti principali tre uomini destinati nel 1701 a passare alla storia per vicende in cui la loro volontà poteva incidere solamente fino ad un certo punto, essendo soggetti alle rigide regole disciplinari ancora conosciute come ritsuryo. La denominazione si riferiva ad una normativa di diritto penale (ritsu) ed amministrativo (ryo), ispirata al sistema cinese, formatasi originariamente tra il VII e l’VIII secolo e notevolmente modificata nel corso dei 1000 anni successivi.

Asano Takumi no kami Naganori (1667-1701) divenne signore del feudo di Ako dal 1675, quindi ancora bambino ed ovviamente sotto tutela, fino alla sua morte. Il titolo di Takumi no kami si riferisce all’incarico nominale di intendente alla carpenteria presso la corte shogunale di Edo che gli venne conferito ne 1680.
Tutti i daimyo (grande nome, titolo dei signori di un feudo), erano tenuti a soggiornare per gran parte dell’anno alla corte dello shogun, capo del governo, disperdendo mezzi economici ed energie nei continui viaggi e nella sontuosa etichetta di corte, ove parte dei familiiari era tenuta praticamente in ostaggio. Dovevano così forzatamente astenersi da ogni pensiero di ribellione.

Oishi Kuranosuke Yoshio (1659-1703), o Yoshitaka, era il primo sovrintendente (ittogaro) del feudo di Ako, che amministrava direttamente in occasione delle frequenti assenze di Asano.
Erano alle sue dipendenze circa 260 samurai di rango elevato ed i suoi compiti non si limitavano al comando militare, essendo Ako un feudo di elevata estensione, con una rendita notevole legata a numerose attività commerciali ottenute in concessione dal governo.

Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702) aveva l’incarico di cerimoniere (koke) presso la corte di Edo. Incarico che ricopriva effettivamente, non si trattava quindi di un mero titolo onorifico.
Va notato, ha la sua importanza, che i titoli (suke) di Oishi e Kira sono gerarchicamente inferiori a quello kami di Asano. Entrambi appartengono alla categoria kokushi, creata nell’VIII secolo per indicare i delegati del governo centrale che amministravano le province (kami) e attraverso subalterni (suke) riscuotevano tasse, dirigevano monopoli, amministravano la giustizia.

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Il film sui 47 Ronin

A partire dal 1748, anno in cui venne rappresentata l’opera bunraku Kanadehon Chushingura, sono innumerevoli le rapppresentazioni teatrali, i film, le produzioni televisive, i romanzi, i racconti e non ultime le stampe che celebrano le gesta dei 47 ronin.
Il termine Kanadehon Chushingura, che è in realtà il titolo di solamente uno degli 11 atti in cui si divide l’opera, che raramente viene rappresentata per intero, allude con il primo vocabolo Kanadehon (仮名手本) al 47, essendo gli antichi caratteri dell’alfabeto kana proprio in numero di 47. Chushingura (忠臣蔵) è formato dagli ideogrammi chushin (lealtà) e kura (deposito, tesoro), quindi “tesoro di lealtà” e potremmo tentare di rendere il tutto con “la fedele casata dei 47”.
Ma va notato anche che una lettura alternativa del primo kanji è Oishi, quindi il termine Chushingura = Oishikura è anche una sfrontata ma inattaccabile violazione della censura, che vietava di fare il nome di Oishi Kura no suke e di definirlo leale: ufficialmente fu un criminale, condannato a morte assieme ai suoi seguaci.
Nella stampa, di Utagawa Hiroshige ed appartenente ad una serie, viene chiamato infatti Yuranosuke. Nella rappresentazione per dissipare il timore che stia preparando la vendetta finge di essersi dato alla bella vita e gioca a mosca cieca assieme alle ragazze di una casa da te, mentre dei samurai di passaggio assistono disgustati.

(fonte musubi.it dove poter leggere anche altri capitoli di questa storia)

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