Il Gyokushin Ryu

Di seguito uno scritto del Maestro Adriano Amari, che ringraziamo per la condivisione, sulla storia di Minoru Mochizuki lo Yoseikan e il Gyokushin Ryū.

La vita di Minoru Mochizuki sensei è molto ricca di eventi ed esperienze, che determinano sia la sua particolare formazione sia quella che sarà l’idea costitutiva del Dojo Budo Yoseikan prima e della “scuola Yoseikan – Yoseikan Budo” poi.
La conoscenza di questo materiale è ancora piuttosto discontinua, con zone molto dettagliate ed altre carenti o confuse. Man mano che elementi nuovi emergono è cura dello studioso, lo storico, ordinarli e metterli a conoscenza degli altri adepti o simpatizzanti della scuola, aggiornando progressivamente l’opera completa ed organica in redazione.
Questa nota, ricavata da un interessante intervento di David Orange, già allievo di Minoru Mochizuki sensei a Shizuoka, dà notizie sul “misterioso” e spesso illazionato Gyokushin Ryu.
Il Gyokushin Ryu è di per se stesso, per l’Occidentale, uno stile misterioso. Scuola antica di Jū Jutsu fondata alla fine del XVI secolo da Sasaki Goroemon, risulta estinta col suo 21° soke, Oshima Sanjuro sensei (1884/1944).
Minoru Mochizuki sensei racconta che lui entrò nel Dojo di Jūdo di Toku Sanbo sensei nel 1924, a diciassette anni. A quel tempo viveva ospite di una sorella maggiore, sposata (il loro padre era morto alcuni anni prima) e al piano terra della loro casa, una palazzina, viveva un quarantenne prete Shinto, maestro del Gyokushin Ryu.
In quei tempi Oshima sensei constatava il progressivo sparire di molte scuole di Ju Jutsu antico, erano tempi di spesso dissennata ed iconoclasta modernizzazione. Lo stesso Jūdo e il Kendo, con i loro aspetti più accattivanti per i giovani, contribuivano a rafforzare questa grave dissipazione culturale.
Per cui l’ultimo soke del Gyokushin Ryu voleva riuscire a tramandare in un qualche modo la sua scuola. Ebbe l’ispirazione di provare a contattare il giovane judoka che viveva nel suo stesso indirizzo.
Sapeva che non sarebbe stato facile, ma la sua esperienza gli aveva fatto capire che il giovane aveva “qualcosa” fuori dall’ordinario. Invitò Minoru sensei e gli chiese di portare dei suoi compagni di corso con lui.
Il Gyokushin Ryu era una “scuola antica” e l’apprendimento iniziale consisteva naturalmente nella ripetizione di movimenti base, e poi nell’apprendimento del primo Kata del curriculum, chiaramente a coppie, attraverso la ripetizione continua. Questo tipo di pratica ovviamente “annoiava” i giovani “moderni”, per cui dopo poche lezioni Minoru sensei restò solo. Oshima sensei, che contava soprattutto su di lui, lo trattenne anche con la proposta di offrirgli una cena dopo l’allenamento. Ricordiamo che, secondo l’uso giapponese, gli allenamenti ad una disciplina si svolgono tutti i giorni compresi i fine settimana. Inoltre Oshima sensei non richiese alcuna retta per il suo insegnamento.
E’ divertente seguire il racconto di Minoru Mochizuki sensei, che dimostrano la sua capacità di memoria, veramente notevole. Il Maestro racconta che Oshima sensei, a fine lezione, offriva a lui ragazzo dolci, torte e altro cibo che era già stato messo in offerta sulla Kamiza, al Kamidana, l’altare shintōista del Dojo. È un uso che rientra nella religione Shinto ed ha un significato parallelo alla comunione cristiana. Il maestro Oshima dava al giovane allievo il cibo consacrato dagli dei del Gyokushin. Si può dire che era una forma di investitura mistica. Minoru Mochizuki sensei racconta che faceva onore al cibo e poi si congedava in gran fretta. Ma racconta pure di una profonda influenza – l’allenamento tecnico, le spiegazioni, i suggerimenti e racconti orali – che Oshima sensei ebbe su di lui, anche se allora lui non registrò in piena coscienza la cosa, però i suoi effetti si fecero sentire nelle altre discipline che praticò in seguito.
Minoru Mochizuki sensei studiò per sei mesi con Oshima sensei imparando interamente e con abilità il primo kata della scuola. Il Gyokushin Ryū, nelle poche notizie che possediamo, era una scuola in cui erano particolarmente importati le tecniche di Sutemi, vale a dire proiezioni, nel Ju Jutsu spesso portate in abbinamento con una leva (Kansetsu) o uno strangolamento (Shime), ottenute con l’auto-lancio (sacrificio) dell’adepto insieme al suo avversario.
Il concetto di Sutemi è quello di una “tecnica eseguita con la totalità dell’essere e senza alcun timore per se stessi” ed è comune a tutte le Arti Marziali tradizionali (classiche e moderne).
Occorre sottolineare con forza che il primo kata del Gyokushin Ryu non comprendeva alcun Sutemi. Si trattava di tecniche di leva e lancio eseguite con spostamenti circolari, tecniche il cui apprendimento – dice Mochizuki Minoru sensei – gli fu molto utile quando divenne allievo di Morihei Ueshiba sensei e studiò il suo Daito Ryu Aiki Ju Jutsu (poi Aikido).
Alla fine dei sei mesi suddetti Oshima sensei consegnò al giovane allievo il “rotolo” del primo diploma della scuola Gyokushin, lo Shoden Kirishi Mokuroku. Tale diploma copriva l’equivalente del primo/secondo Dan di Judo o di un’altra analoga disciplina marziale del tempo.
Nel consegnare il documento a Minoru sensei, Oshima sensei aggiunse delle istruzioni orali:
“Il nome della nostra tradizione è Gyokushin Ryu. Il nome è scritto con caratteri che significano “spirito sferico”. Una palla rotola liberamente. Non importa da che parte viene spinta essa rotolerà via. Proprio questo tipo di spirito è il vero spirito che Gyokushin Ryu cerca di instillare nei suoi membri. Se questo è avvenuto in te, niente in questo mondo può darti fastidio”.
Già il fatto che il maestro Mochizuki ricordasse perfettamente queste istruzioni decenni dopo, senza aver più frequentato la scuola Gyokushin, dimostra che la pratica, vista allora dal giovane judoka come poco più di una stramba e momentanea occupazione, avesse invece profondamente inciso nel giovane.
Dopo questo diploma Minoru Mochizuki sensei ritenne adempiuto il suo impegno verso Oshima sensei e smise di frequentarlo. Si dice che quest’ultimo avesse cercato di invogliarlo parlandogli delle tecniche superiori, i Sutemi, e di altri principi, ma il giovane Minoru non ne fu convinto. Dobbiamo comunque credere che Ōshima sensei ritenesse di aver conseguito comunque alcuni dei risultati che si era proposto, altrimenti, probabilmente, avrebbe comunque insistito di più.
A quel punto ci fu una pausa di più di trent’anni. Mochizuki Minoru sensei fu sempre più occupato dal Jūdo e lo stesso Jūdo lo introdusse all’Aikido, al Bujutsu antico, al Karate, lo portò ad approfondire il Kendo e anche lo Iaido. Pur se quanto fatto con Oshima sensei fosse “dentro” di lui e gli venisse utile, fu solo dopo la Seconda Guerra Mondiale e il suo viaggio in Europa dei primi anni ’50 che l’antico stile brevemente praticato riemerse.
Minoru Mochizuki sensei confessa che ai tempi non riuscì a capire cosa intendesse veramente il maestro Oshima, pur avendo la sensazione che fosse un insegnamento molto importante. Ricorda che allora, nella sua gioventù, visualizzò così nell’immaginazione: “…Ho semplicemente immaginato un cuore o uno spirito rotolare qua e là…”. Ma aggiunge che dopo i 50 anni e varie esperienze improvvisamente nella sua mente si collegarono tra loro i ricordi del Keiko presso Oshima sensei e la loro elaborazione: “…ho potuto capire cosa significasse realmente “spirito sferico di Gyokushin”…”. Minoru Mochizuki sensei constatò amaramente che solo aver raggiunto l’esperienza del mezzo secolo di vita gli consentì di chiarire gli antichi insegnamenti e capirne la profondità.
E questo riconoscimento lo portò ad iniziare un lungo studio in cui richiamando e ordinando i suoi ricordi di gioventù, riportava in vita il Gyokushin Ryu e lo collocava in un posto estremamente importante nella sua ricerca della Arte Marziale Yoseikan.
La molla che richiamò l’attenzione di Minoru Mochizuki sensei e fece riemergere i ricordi, scattò in Europa, nei due anni di “esilio” del Maestro. In quei tempi incontrò diversi esponenti di sport da combattimento europei, Boxe, Savate, Lotta e fu spettatore di gare agonistiche di alto livello tra esponenti di queste discipline. Rimase colpito dalle tecniche di lotta olimpica, soprattutto da quelle che prevedevano una azione simile ai “Sutemi” del Judo e Ju Jutsu. Erano tecniche esplosive ed efficaci, e Minoru Mochizuki sensei valutò che il gruppo tecnico di tecniche chiamate “Sutemi Waza” interpretavano nel modo più completo i principi del Jūdō di Jigoro Kanō, sia il principio-base Seiryoku zenyo (il miglior uso efficace dello forza), sia l’equazione della Forza: all’energia espressa dall’avversario, postulando nella quantità “10” la quantità necessaria per la riuscita di una tecnica “Ippon”, l’adepto di Judo, inserendosi nella direzione di attacco dell’avversario, fondendosi con essa, aggiungeva le sue unità di energia a quelle dell’avversario completando la decina – esempi: sei unità dell’attaccante più quattro del difensore, otto dell’attaccante più due del difensore – eseguendo così in modo efficace la tecnica stessa. Il Sutemi Waza consentiva al Judoka di sostituire la potente forza di gravità alla sua forza, in modo da rendere quasi nullo, o nullo, l’apporto della propria forza-energia personale.
Da questa illuminazione Minoru Mochizuki sensei ritornò con la memoria al lavoro fatto da ragazzo con Sanjuro Oshima sensei, e azioni, detti, suggerimenti, di quel suo lontano maestro gli parvero improvvisamente preziosi ed ispiranti.
Però il maestro era già morto alcuni anni prima e non aveva lasciato nessuno a continuare la sua opera. Minoru Mochizuki sensei aveva fatto delle ricerche per trovare altri suoi “colleghi”, ma dovette rendersi conto che solo lui era rimasto con delle conoscenze del Gyokushin Ryu.
Secondo le testimonianza degli allievi del Dojo di Shizuoka, Mochizuki sensei fece delle ricerche anche sui libri sul Bujutsu e Budō antico che possedeva o che consultò presso colleghi o biblioteche pubbliche. Nelle fonti moderne il Ryu era considerato estinto. Minoru sensei si rendeva conto che la sua veloce esperienza con =shima sensei aveva comunque prodotto in lui una crescita tecnica che gli aveva consentito di comprendere meglio e più velocemente sia le tecniche dell’Aikidō di Ueshiba sensei (e qui c’è un interessante punto che rivedremo brevemente più avanti), sia il “Judo sferico” di Kyuzo Mifune sensei. Il maestro Mochizuki confessò ai suoi allievi che sentiva di aver fatto una grave mancanza nell’aver contribuito alla perdita del patrimonio tecnico che l’antico Koryū Jū Jutsu del Gyokushin rappresentava. Decise così di ricostruire la “Scuola Perduta”.
Si tratta di un tipo di operazione assai difficile, qui possibile per il fatto che Mochizuki sensei possedeva insegnamenti fisici e no nella scuola Gyokushin, ed una enorme conoscenza in tutto il patrimonio marziali giapponese antico e moderno.
Ciò che Minoru Mochizuki sensei aveva imparato del Gyokushin Ryu, lo ricordiamo ed elenchiamo:
– Un “Kihon Waza no Kata”, che era formato da tecniche in piedi, ma che sfruttava e applicava l’idea sferica nei movimenti del corpo e negli spostamenti.
– Le istruzioni orali, i detti, racconti ed esempi che Oshima sensei gli aveva ripetuto in quei sei mesi. È un materiale importantissimo, perché consente di dare la “giusta” interpretazione alle tecniche e indirizzarne lo sviluppo. Anche conoscendo tutta la “tecnica fisica” di un Ryu, senza queste istruzioni non è possibile arrivare alla comprensione di una Scuola e della sua tecnica.
– Inoltre sapeva che il programma superiore consisteva soprattutto in tecniche “Sutemi Waza”. [Ora il tipo incolto e muscolare di praticante di Arti Marziali in modo superficiale, così diffuso nei tempi attuali, tende a trascurare il Kihon Waza e i Kihon Kata ritenendoli “cose da principianti” e troppo semplici da essere efficaci. Chi ha umiltà e cultura sa invece che quelle sono le tecniche “vere” di una scuola, che il processo alchemico della istruzione completerà nei successivi passaggi fino a restituirle nella loro piena e totale efficienza al praticante avanzato. Per questo i veri maestri insistono nei fondamentali con accanimento e pignoleria.] Era per questo possibile a Mochizuki Minoru sensei, che conosceva bene sia i Sutemi Waza del Judo, di cui Kyuzo Mifune, suo maestro, era ottimo esecutore, sia quelli dell’Aikidō di Ueshiba sensei, provenienti dal Daito Ryu, dal Yagyu Shinkage Ryu e dal Tenjin Shin’yo Ryo.
Minoru Mochizuki sensei si lanciò in quest’opera di ricostruzione, ricomponendo sia il Kihon Waza no Kata” che aveva appreso, sia poi componendo ex-novo un secondo Kata, questo di Sutemi, in cui impiegava le tecniche fondamentali del primo, più ogni altra tecnica da lui conosciuta che risultasse adatta, nella modalità “Sacrificio-Sutemi”. L’articolo elenca diversi allievi del Dojo di Shizuoka che furono impegnati in questo lavoro lungo e faticoso di ricostruzione, sperimentazione, compilazione: Akahori, Shoji Sugiyama, Terumi Washizu, Akira Tezuka, Hiroaki Kenmotsu e Patrick Auge, più Hiroo Mochizuki sensei nei periodi in cui era in Giappone.
Non è possibile sapere, salvo un fortunato ritrovamento di un Mokuroku illustrato del Gyokushin Ryū, se queste tecniche fossero quelle effettive del Kata superiore prospettato al giovane Minoru Mochizuki, cioè se le tecniche poi sistematizzate nel nuovo Kata fossero quelle originali; di sicuro l’Heiho (Strategia) e i principi erano i più vicini possibili alla fonte.
Le tecniche e i principi ricostruiti, trasformati in sublimazione alchemica in Sutemi Waza, presero nome di “Yoseikan Ryu Gyokushin Ju Jutsu”.
Minoru Mochizuki sensei diede molta importanza a questa sua opera di ricostruzione e alla maturazione dei principi a lui insegnati da quel Maestro quando era un ragazzo. Nei suoi certificati di “Laurea” elargiti nel 1988 e nel 1992 ai principali esponenti della sua scuola, il Gyokushin Ryu appare come la prima delle discipline marziali nell’elenco (di questi certificati parlerò in un’altra nota sulla vita di Minoru Mochizuki sensei e sulla storia della scuola Yoseikan).
Tra gli allievi che hanno partecipato a questa lunga opera di ricostruzione, o vi hanno attinto, credo che Hiroo Mochizuki sensei, Alain Floquet sensei e Terumi Washizu sensei sono i tre che più hanno valorizzato e portato avanti questa tecnica. Attualmente i Sutemi Waza” costituiscono uno studio e un Kata superiore nell’Aikibudo di Floquet sensei, mentre Terumi Washizu sensei ha proprio condensato la sua eredità ricevuta da Minoru sensei in una disciplina che ha chiamato Gyokushin Ryu Aikido, che sta sviluppando e diffondendo nel Mondo ricevendo attenzione e seguito (del gruppo è responsabile per gli Stati Uniti Glenn Pack sensei, che è responsabile anche per lo Yoseikan Budo).
Per quanto riguarda Hiroo Mochizuki sensei, le tecniche di Sutemi sono arrivate nello Yōseikan Budō. Purtroppo, al solito, la massa degli istruttori delle varie organizzazioni aderenti “si pratica addosso le tecniche” riducendole ad un puro atto fisico, spesso misconosciuto ed eseguito senza l’applicazione del fondamentale principio quadruplo della scuola, perdendo così sia il preciso reticolato dei principi che governano queste tecniche. Guardando i fondamentali come “cose da principianti”, senza praticare e capire le serie base da cui si generano le tecniche di sacrificio questi “istruttori di massa” non riescono, ovviamente, ad estrarne quei insegnamenti e principi che invece governano ed indirizzano l’intera scuola Yoseikan di ieri e di oggi. Le usano unicamente come tecniche “da dimostrazione” – con una interpretazione “Tablada”, teatrale, che avrebbe fatto ridere il maestro Floridoro Villabrille (o piangere) – oppure per risolvere “di forza” imperfette proiezioni ingaggiate senza adatto squilibrio. Al solito sono pochi quelli che cercano di “studiare” e andare al di là della spettacolarità e/o esotismo…
L’istruzione di Ōshima sensei:
“Il nome della nostra tradizione è Gyokushin Ryu. Il nome è scritto con caratteri che significano “spirito sferico”. Una palla rotola liberamente. Non importa da che parte viene spinta essa rotolerà via. Proprio questo tipo di spirito è il vero spirito che Gyokushin Ryu cerca di instillare nei suoi membri. Se questo è avvenuto in te, niente in questo mondo può darti fastidio”.
è estremamente importante per la scuola Yoseikan in generale e per Yoseikan Budo. Un “unicum” di una eredità antica che è un profondo Heiho da studiare e tramandare.
Chiudiamo ritornando sul fatto che Minoru Mochizuki sensei riconosce nella sua pratica di Gyokushin Ryu gli elementi in grado di consentirgli di capire prima e meglio le tecniche di Aikidō di Ueshiba sensei. Sappiamo dai lavori degli storici del Budo che Ueshiba sensei dichiarò più volte che l’abilità di Minoru sensei lo obbligava ad evolvere la sua arte in modo di poter sempre superarlo. Si può dire da questo che il Gyokushin Ryu ha avuto una sua forte, inconscia influenza nella evoluzione della scuola di Ueshiba sensei nei concetti circolari e sferici di movimento nello spazio.

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